Chiesa di San Martino – Poggio Moiano
Purtroppo di questa chiesa rurale, che conserva nei ruderi con cui è costruita un senso di arcaicità che richiama all’età romana e all’antica Trebula, non abbiamo che pochissime notizie.Dell’origine non risulta alcun documento. La prima documentazione che si trova è del 1343 e forse la chiesa non è di molto anteriore a quella data. Dal Registrum iurisdictionis episcopatus sabinensis, sub anno Domini MCCCXLIII: Item accessit (sic) et visitavit ecclesiam Sancti Johannis de castro Moiani quae est parrocchialis quem tenet unus presbyter, et recepite t procurationem dai domino Episcopo Sabinensi cum cleris sancti Martini et sanctae Margaritae pro meditate; et dant pro synodatico domino Episcopo Sabinensi den. XVIII. Paedicta ecclesia sancti Martini est rurali set est ibi unus presbyter. Ecclesiam sancti Johannis tenet dominus Nicolaus de Montorio, ecclesiam sancti Martini tenet dominus Chriatofanus de Cantalupo, ecclesiam sanctae Margaritae tenet filus Anthonii Iordani.
Un altro documento molto più tardo, del 1660, tratto da Visitationes Sabinae (conservate nella Biblioteca Vaticana) riporta: Podium Medianum – 1660 die pa julij – De Ecclesia campestri S. Martini: headem die accessit Illmus Rmus ad dictam ecclesiam distantem a supto Castro per medium miliare, jnvenit altare unum ante tribunam concammeratam, quod sub nudo tecto sine baldacchino, sed habet altare portatile intra capsulam, ligneam internum in medio altaris et habet necessaria ad celebratione (sic) sed conservantur in domo D. Angeli Maximi Archipi Montis Porti jet intra parvam jconam ligneam habet parvam jmaginem B. M. Virginis pictam super ligno (sic), celebratur in ea in die tituli S. Martini, et deferentur paramenta ad d. castro ad domo Jois Antonij Calsetti, quando adest, Eremita habitat in tribus cubiculis coniuntis eidem ecclesiae et fruitur proximo campo, sine horto, habet tectum bene reparatum pavimentum stratum lateribus coctis, Chorus sub tribuna cum sedilibus ex ligno et super muro in capite tribunae adest imago S. Martini et S. Antonij Abbatis. Adest sepulcrum post altare maius quod dicit factum fuisse a fratribus, quando ab eis habitabantur, Clavem habet sub posse, D.D. Angelus, siue d Joes – Antonius. Adest fons aquae benedictae totus marmoreus destrorum in ingressu. Mt (monuit) in ea amplius non celevrari, donec superdum altare fuit appensum baldacchinum. Quae omnia acta, et pubblicata fuerunt p.ntibus (praesentibus) Archipo (archipresbytero) et sacerdotibus p.tis et alijs Prioribus loci.
Questo documento, per quanto tardo, rivela svariate notizie particolari e permette per alcuni elementi della chiesa di stabilire se non altro un termine ante quem: probabilmente quindi le due pitture, descritte anche nel documento, sono state sempre le uniche all’interno della chiesa.
Notizie sulla chiesa di San Martino si trovano anche negli atti della visita pastorale del Cardinale Andrea Corsini nella Diocesi Sabina. Dagli “Acta S.Visitationis Podii Moiani” si legge: chiesa rurale di San Martino. La struttura architettonica della chiesa è databile al XVI (?) secolo. Nell’abside è stata dipinta una figura di S. Martino con la seguente iscrizione: “questa figura la fatta fare Ioanne de Innole per voto 1556”. La chiesa rurale di San Martino è citata anche nei documenti della visita pastorale del Cardinale Odescalchi.
Un documento molto più recente, ma che assicura la continuità e lo stato di conservazione di detta chiesa, è quello costituito dagli atti conservati nell’Archivio di Stato, cartelle n. 2616-2617 Congregazione del Buon Governo, in cui, con data 1814, S. Martino, chiesa posta fuori del territorio di Monteleone, è riconosciuta in diritto di un certo beneficio; ne sono enumerati i paramenti e i vasi sacri, il possesso di una campana del diametro di un palmo e del peso circa di 4 once posta su di un campaniletto al di sopra del tetto della chiesa, la presenza nella chiesa di un solo altare; segue l’enumerazione della suppellettile e delle porte, che erano due, cioè il portale e l’entrata laterale a destra, come è ancora oggi.
I ruderi antichi utilizzati in S. Martino molto probabilmente provengono dalla vicina altura di Muro Miano, una delle propaggini dei Monti Cirniculani, dove si sono rinvenuti bassorilievi di epoca romana. Il nome della località fa pensare che vi siano stati muri di antiche costruzioni, ora scomparsi. Altra probabile provenienza è la zona adiacente, che prende il nome di Casale Cappelletto, ove sono ruderi di muratura identici a quelli delle adiacenze di S. Vittoria.
Da Trebula una strada antica seguiva il percorso di una mulattiera detta “Via Romana” che per il fosso delle Venella, le chiese campestri di S. Martino e della Madonna delle Grazie, raggiungeva la statale 314 per Orvinio e quindi la Via Valeria.
Descrizione:
La chiesa rurale di San Martino, in località Madonna della Quercia, si trova nei pressi del centro abitato di Poggio Moiano e a circa due chilometri e mezzo a Sud-Est di Santa Vittoria. La posizione dell’edificio sulla via Romana, che univa la via Cecilia alla via Valeria fece di esso un avamposto dell’abbazia di Farfa sui domini del ducato di Spoleto. La chiesa sembra risalire al X secolo, secondo la citazione presente in un documento del 1343. La chiesa è stata completamente restaurata nel 1972, anno fino al quale si era presentata diruta ed abbandonata. Dietro l’abside il fabbricato continua regolarmente come uno stesso corpo di fabbrica (oggi adibito a casa rurale) che doveva essere in origine parte integrante della chiesa. Tutto il corpo della fabbrica è lungo 22m, la sola chiesa misura 14m di lunghezza e 6 m di larghezza. Presenta delle notevoli analogie con la vicina chiesa di Santa Vittoria (Monteleone Sabino) e quella di Santa Maria del Piano (Orvinio).
La facciata ha la forma a capanna tipica delle chiese romaniche ed è sormontata sulla sinistra da un piccolo campanile a vela. Quest’ultimo è a due fornici, con archi a tutto sesto in semplice muratura, privo di campane. Nella facciata sono incastonati tratti di bassorilievi e fregi di epoca romana. Sulla destra del portale vi è un epigrafe tombale: L. ATRIUS L.L. PHILONICUS (CIL IX, 4912). L’epigrafe è appunto scolpita in due blocchi, incastonati nella facciata; uno di essi è decorato con un bucranio (testa di bue scarnito con nastri e ghirlande, come nei sacrifici) ed un fiore. Sulla facciata a destra in basso sono murati i ruderi di una tomba romana con motivi floreali, mucroni e parte dell’epigrafe, che figura sulla tomba, ora divisa in due parti ed incompleta; questi due frammenti sembrano doversi così riunire: LATRIVS L.L. PILONICVS. Altri frammenti di ornamentazione in bassorilievo figurano murati nel resto della facciata, in particolare sulla parte sinistra: sono in genere motivi floreali racchiusi in forme geometriche o in cassettoni; inoltre figurano motivi ornamentali geometrici.
Il portale, al centro della facciata, è realizzato in pietra calcarea, i cui stipiti presentano un semplice ornamento lineare che fa da cornice. Il portale si direbbe di rifacimento quattrocentesco. Sormonta l’architrave un arco a tutto sesto dello stesso tipo della pietra del portale che contorna una lunetta, la quale doveva essere in origine affrescata, ma ha perso ogni traccia di pittura; fanno da sostegno all’arco due brevi mensole. Al di sopra il portale figura un rosone, composto da due elementi distinti: l’interno, probabilmente alto medioevale, è un rosone dentellato, composto da quattro raggi simmetrici, mentre la cornice esterna, sicuramente più tarda, presenta una decorazione lineare.
L’interno della chiesa è navata unica e l’abside dietro l’unico altare è semicircolare, terminando in alto ad arco a tutto sesto. Proprio nell’abside, rimasta più al riparo dalle intemperie (nella chiesa per lungo tempo è mancato il tetto) si conservano due affreschi cinquecenteschi: al centro è San Martino che divide il proprio mantello con il povero ed a sinistra San Antonio Abate; a destra c’è un vano della porta senza alcuna pittura. Intorno all’abside gira un sedile in muratura che veniva utilizzato dall’esigua comunità monastica che un tempo risiedeva nel piccolo convento. Dalla zona absidale si accede con un passaggio interno al corpo di fabbrica retrostante la chiesa. Questo edificio, costruito in epoca successiva, venne addossato all’aula di culto. Il fabbricato infatti è composto da due corpi: uno, più basso corrispondente alla chiesa, ed uno sul retro dell’abside.
Il luogo di culto è coperto da un tetto a capanna, l’abside da una volta a calotta emisferica. All’interno della chiesa vi è un altro residuo del mondo classico: un contenitore in pietra in cui veniva versato il sangue della vittima. I contenitori residui del mondo classico sono in totale 2: uno è usato come acquasantiera, uno come fonte battesimale. All’interno della chiesa ci sono anche i quadri della via crucis, un grande crocifisso dietro l’unico altare, un quadro del Sacro Cuore, un quadro di S. Anna con la Vergine fanciulla ed un quadro donato dalla confraternita religiosa di Sant’Antonio Abate. Nel quadro appena citato c’è disegnato il centro storico di Poggio Moiano, la statua di Sant’Antonio Abate e la chiesa di San Martino. Nel quadro c’è scritto: “confraternita di Sant’Antonio Abate”.
Ultimo aggiornamento
16 Marzo 2021, 17:30