Casaprota
Il piccolo comune di Casaprota si trova su un itinerario secondario della Salaria prereatina in un ondulato paesaggio di media collina.
Secondo quanto riferisce Giulio Silvestrelli, il fundus Casìprote apparteneva alla potente Abbazia di Farfa, che era un pò la “padrona” di una grande quantità di territori e di beni della zona. Nel caso di Casaprota, il dominio si estendeva a tutto il territorio e, quindi, alla stessa struttura organizzativa, che finiva cosi per seguire tutte te vicende della “imperiale abbazia” e dei suoi abati, autentici principi nel loro regno monastico.
Tanto è vero che il “Chronicon Farfense” scritto da Gregorio da Catino, una preziosa fonte di notizie sul periodo di massimo splendore dell’abbazia, riferisce che l’abate Campone, che governò tra il 936 e il 966, assegnò il territorio casaprotano ai propri più vicini familiari, la moglie Liuze e i figli. Un nepotismo tipico dell’epoca medioevale.
La situazione di dominio farfense venne meno con il declino della potenza dell’abbazia. A quei punto i casaprotani dovettero riorganizzarsi, anche per difendere il loro territorio.
Nacque così un castrum, attraverso l’incastellamento che richiamò la gente del contado in un’unica aggregazione urbana e sotto un’unica autorità. Ma il venir meno di quella formidabile fonte di notizie che è la “Cronaca di Farfa” lascia solo immaginare il percorso che la storia del paese compì dal momento dell’incastellamento in poi: un percorso simile a quello di altre società vicine. La naturale evoluzione amministrativa e istituzionale del castrum fu la costituzione di un libero comune, e da libero comune Casaprota visse la sua esperienza nel Medioevo più ricco, prima del periodo delle signorie.
Questo passaggio avvenne alla fine del XIV-XV secolo, quando il paese divenne possesso feudale prima dei Soderini e subito dopo della famiglia romana degli Orsini.
Questi ultimi vissero, nei due secoli successivi, rapporti familiari a volte piuttosto complessi, coinvolgendo anche il piccolo centro che, difatti, venne a trovarsi prima nelle mani degli Orsini di Mugnano (seconda metà del XV secolo), poi di quelli di Monterotondo (XVI secolo). Fino a quando, a causa della progressiva riduzione della popolazione (nel 1600 contava meno di 200 abitanti), e delle forti spese di manutenzione che il castello comportava, gli Orsini stessi rinunziarono al suo possesso nel 1641.
In questo stesso periodo il castello venne acquistato dalla famiglia Gentili che lo tenne per alcuni decenni, prima di trasferirlo in nuove mani, e precisamente nella proprietà dei Vincenti: fu proprio un Vincenti, il conte Giacinto, che nel 1866 condusse i maggiori lavori di restauro sullo storico edificio.
Il Castello
Fra gli edifici storici di Casaprota il Castello rappresenta senz’altro il monumento di maggior pregio. Scollocato nella parte più elevata del piccolo colle, a proteggere e dominare l’abitato che si svolge lungo le pendici della piccola altura. Se il castello sia stato costruito o soltanto ampliato e ristrutturato dai Soderini, è cosa che non si sa con sicurezza ma che si può facilmente immaginare.
Della originaria costruzione, tuttavia, resta soltanto la struttura di base. L’aspetto del palazzo è piuttosto semplice, una semplicità che gli conferisce anche un tono di rurale eleganza, sottolineata dalle sfinestrature realizzate nel XVI secolo. Alle spalle del castello si eleva una torre circolare trecentesca, che una cinta di beccatelli movimenta e ingentilisce. Nel paese si trova anche la medioevale Chiesa di San Domenico.
Ultimo aggiornamento
29 Aprile 2021, 15:37