La terza chiesa, intitolata a Santa Maria delle Grazie, con annesso un antico convento, è situata subito fuori del paese, sulla strada per Poggio San Lorenzo. Si tratta di un interessante complesso monastico di cui si hanno scarse notizie. Unico documento esistente è una lunga relazione sullo stato del monastero redatta il 15 Aprile 1650 dai monaci Agostiniani che vi abitavano e conservata nell’Archivio generale Agostiniano, in Roma. In essa si legge che “la sua fondazione et erezione, consenso ed autorità del S.P. assegnamenti et obblighi non si possono descrivere stante che libri passati della sua famiglia attestano esser perito un libro nel tempo del priore Fra Angelo da Gualdo Cattano nel 1625 e 1626 nel quale potevano costare et apparire le suddette cose”.
Sulla lunetta della porta d’ingresso della chiesa è ancora leggibile questa scritta incisa su pietra: “Initium huius devotionis fuit in die Sancti Patris Augustini an. 1405”. Anche nell’architrave si legge “Salve Regina Mater Misericordie” e più sotto “Ecclesia fratrum servorum Xti et servorum Sancte Marie”.
“La struttura della chiesa e del convento è di tre piani. Nel 1° vi è la chiesa con cinque altari, con il coro e la sagrestia d’ottime muraglie…; nel 2° vi è la cucina comoda con uno stanziolino ove si conservano li mobili et massarie di tavola e cucina. Vi è il legnaro assai grande. Refettorio et granaro commodi. Vi sono quattro stalle mediocri et il cortile con vasca e vaschetello con tutti l’istrumenti necessari, come caldara murata et altri. Vi è anche il pozzo d’acqua. Nell’ingresso del monastero vi è il suo portico con loggia. Vi è anche un cortiletto con una stalla di paro lunghezza.
Nel terzo piano vi è il dormitorio con sei camere, cioè tre mediocri e tre grandi… Vi è ancora il suo loco comune e un’ altra dispensa. Vi sono ancora quattro fienili sopra le quattro stalle corrispondenti alla grandezza di quelle, e ancora un altro fienile sopra la stalla maggiore, alla sua grandezza corrispondente; se ne cava di pigione uno scudo l’anno”. La relazione che di ogni ambiente fornisce anche le precise dimensioni, così prosegue: “Nel convento di presente di famiglia vi abitano dei sacerdoti, cioè il padre di detta Torricella priore, ed il padre Marcantonio del medesimo luogo… Possiede terreni arativi e lavorativi…dove si raccogliono noci et mela et pera…; possiede pezzi d’arbori, vitati, di prati, d’oliveti et cerqueti et selve di ghiande… et possiede un horto dal quale non si cava moneta ma serve solamente per uso cibario della suddetta famiglia”. Seguono le firme di Frà Giovanni Pitorri priore, e di due monaci.
Non si sa fino a quando gli Agostiniani siano rimasti nel convento di S. Maria delle Grazie né chi vi abbia abitato dopo di loro. Qualcuno ritiene che ad essi siano succeduti i Francescani, ma nei ricchissimi archivi generali di questi due Ordini religiosi non esistono notizie al riguardo.
Dopo il 1870, passati al Comune, chiesa e convento rimasero per decenni abbandonati a se stessi, divenendo luogo di rifugio per gente senza tetto, abitazione di pastori e persino ricovero di armenti. Durante la prima guerra mondiale vi furono concentrati per qualche anno alcuni prigionieri austro-ungarici. In seguito al Concordato, questo complesso monastico fu restituito alla Chiesa, che vi operò alcuni lavori di riordino e di restauro. Ma poi seguirono altri decenni di abbandono e di disinteresse. Nel 1975, finalmente la chiesa è stata a fondo restaurata per “l’interessamento e la generosità dell’Ing. Enrico Filippi”, come ricorda una lapide posta all’interno.
Durante i lavori eseguiti in S. Maria delle Grazie sono venuti alla luce alcuni interessanti affreschi sino ad allora celati da intonachi e tinteggiature sovrapposti senza criterio nel corso dei secoli: due sulla parete di destra, una Madonna in trono col Bambino e, ancora, una Madonna col Bambino e S. Antonio abate; un altro, di buona fattura, sul secondo altare di sinistra, raffigurante anch’esso la Vergine col Figlio e, ai lati, S. Nicola da Talentino e S. Caterina d’Alessandria.